domenica 5 febbraio 2012

Lucio "Violino" Fabbri - Amarena


Battisti, Casetta e Gianni Sassi, mi hanno costretto ad impegnarmi di più, tirando fuori il meglio: Lucio era curioso, a lui non bastava una spiegazione qualsiasi, occorreva essere precisi, puntuali, chiari, non potevo costruire una immagine senza un perché, ma non sempre c’era una ragione, l’istinto o la casualità a volte mi portavano a creare una foto, dovevo allora arrampicandomi sui vetri, inventarmi un qualcosa che reggesse, non gli bastava un “Così perché mi piace!”. Casetta invece era stimolante, pretendeva sempre quel qualcosa in più che lo incuriosisse, aveva bisogno di essere sorpreso, di trovarsi di fronte all'imprevedibile. Gianni era sicuramente il più ostico, conosceva a fondo questo mestiere, per cui era impossibile raccontargli panzane, voleva che le proposte che gli sottoponevo andassero oltre, non fossero convenzionali, il suo rapporto con il mondo dell’arte era molto forte, i suoi riferimenti si rifacevano alla body art, all’arte povera, all’arte concettuale, i suoi artisti di riferimento erano Pistoletto, Beuys, Manzoni, tutto doveva essere coniugato secondo questo suo credo, la letteratura, la pubblicità, la musica, la cucina, il teatro ed il cinema.
La prima volta che lo incontrai, ne avevo soggezione, mi intimidiva questa sua sicurezza, mi ero presentato per mostragli il mio lavoro, lo stimavo e ritenevo il suo parere molto importante per me. Sfogliava il mio portfolio senza grande interesse, al che pensavo che la cosa sarebbe terminata lì, invece evitando preamboli o giri di parole mi chiese di diventare loro consulente, senza aspettare una risposta si era alzato e se ne era uscito. Tornando a casa Vanda mi chiese come era andata ed io non sapevo che rispondere. Il giorno dopo ricevetti una telefonata dalla segretaria di Gianni, la fatidica Monica Palla, che mi chiedeva di passare per firmare il contratto. Non avevo mai ricevuto un contratto, non sapevo neppure che cosa fosse il lavoro del consulente, per di più di un’agenzia pubblicitaria, io facevo solo le foto. Andai al numero quindici di via Leopardi dove stava la sede della Cramps mi ritrovai tra le mani una lettera con sotto una cifra per me astronomica cinquecento mila lire al mese, chiesi cosa dovevo fare, Monica mi disse che dovevo firmare e che mi avrebbero chiamato loro. Così iniziava la mia collaborazione.


Lucio aveva suonato per molti gruppi non ultimo la PFM, ma con la Cramps fece questo lp strumentale, seguendo la logica del simbolismo in copertina ho messo questo contenitore di amarene con dentro l’immagine stereotipata di Paganini.

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