Quando nel lontano 1971 tornando dall’Inghilterra ho iniziato a lavorare per il mondo dell’immagine musicale in particolar modo per le copertine dei dischi, non c’era nei riguardi di questo prodotto nessuna cura, nessuna attenzione. Gli uffici stampa delle case discografiche commissionavano a fotografi generici che lavoravano per lo più per riviste, dei servizi sui loro artisti. Parte delle foto venivano utilizzate da rotocalchi con impostazioni il più delle volte assurde, ricostruzioni di improbabili set dell’antica Roma o cose del genere. Tra quelle immagini venivano scelti dei fotocolor che accompagnate da scritte dalla grafica strampalata diventavano le copertine dei dischi. Fu una battaglia dura e che vide me e Vanda mia compagna nel lavoro e nella vita, pagare a duro prezzo quel cambiamento che ci permise di creare le immagini che tutti oggi conoscono. Per poter essere liberi venivamo pagati pochissimo, per una busta completa di foto e grafica percepivamo dalle 25 alle 50 mila lire, salite con il passare del tempo a 300/400 mila lire cioè circa 150/200 euro, ma così abbiamo potuto incominciare a dare alla copertina quella forza necessaria a creare interesse nell’acquirente e coerenza rispetto al contenuto.
Tra le etichette ricordiamo la Numero Uno, la Cramps, la Trident, la Produttori Associati, la Polygram, l'RCA, la CBS, l'EMI, l'Ascolto, l'Ultima Spiaggia (della quale sono stato anche socio), la Sony e la WEA.
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Una manciata di anni dal nostro ultimo incontro in treno. Abbiamo ricordato il primo, in quella kermesse musicale con Giulio Rapetti con seguito in trattoria dove ti ho parlato del mio amore per Battisti e per gli artisti della Numero Uno, di cui amavo le tue copertine. Mi dicesti dell'imminente uscita di un tuo libro con immagini di Lucio. Appena uscito ho cercato l'edizione limitata, ma ciò che mi rimane di te non è tanto una firma autentica su quel libro, ma il ricordo bellissimo di quella serata in trattoria trascorsa a chiacchierare amabilmente con te ed i musicisti. Penso che mi resterà per sempre. Buona nuova vita Cesare. E' stato bello conoscerti...
RispondiEliminaNon faccio abuso del termine "genio". Come premessa. A mio avviso Cesare Monti era (è) un genio. Nel '78 ero un ragazzotto, comprai il disco degli Alunni del Sole, Liú, rimanendo totalmente stregato dalla copertina... Quell'essere androgino con lo sguardo che bucava l'infinito, quel frattale di gabbiani in volo..."Sentivo" nella mia adolescenziale incompiutezza che il creatore di quella copertina doveva possedere un'anima poderosa ed una sensibilità celeste. Solo recentemente ho scoperto che Cesare ne fu l'autore, ed ho iniziato ad approfondire per quanto possibile il suo pensiero ed il suo lavoro. Che è straordinario, nel suo eclettismo potente. Grazie per la sua testimonianza accorata che aggiunge un tassello importante alla conoscenza di Cesare. Buona serata.
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