domenica 7 settembre 2014

Formula 3 - La folle corsa


Dovevo completare il servizio e anche se le foto che mi occorrevano le avevo già, andai ad un loro concerto. Fare le foto dal vivo non mi è mai piaciuto come non è mai piaciuto andare ai concerti. Al locale mi trovai un muro di gente, stavano tutti in fila, superato lo sbarramento entrai ma era impossibile avvicinarsi al palco l’affollamento era tale che non riuscivo a tirar fuori la macchina fotografica dalla borsa, non feci neppure uno scatto, però il loro concerto fu straordinario.
Dopo aver fatto rottamare il camioncino 850, giravamo con la macchina della sorella di Vanda, ma c’era sempre la complicazione che dovevamo andarla a prendere e riportarla lontano da casa nostra. Alberto Radius allora si offrì di aiutarci, un suo amico aveva un salone di auto di seconda mano sulla strada che da piazzale Corvetto andava a San Donato. Sapendo della nostra poca scaltrezza ci accompagnò al deposito. Ce n’erano di ogni tipo e di ogni cilindrata, ma fummo affascinati da una vecchia Appia della Lancia grigio chiara. Aveva una forma tondeggiante, le porte si aprivano contro vento davanti e dietro come fosse un portone di casa, costava duecento mila lire che noi non avevamo. Senza problemi Alberto pagò per conto nostro dicendo che avremmo trovato il modo. Per l’assicurazione c’era un giovanotto soprannominato il Califfo per via dell’aspetto, anni prima era stato l’autista della Formula 3 nella tournè con Battisti ed era con il tempo diventato l’amico di tutti alla Numero Uno e da Arlati. Per chi non lo sapesse Arlati era un ritrovo, un ristorante in fondo a viale Zara dove si poteva suonare, cantare. Sul piccolo palco che stava nella tavernetta del ristorante, ci si poteva vedere da Radius a Fossati da Lavezzi a Pappalardo da Ricki Maiocchi a Franco Mussida, il meglio della musica, incrociare le voci e gli strumenti. Ritornando al Califfo ogni volta che avevi bisogno di un aiuto di qualsiasi genere lui arrivava. Aveva messo su una specie di agenzia a cui tutti si rivolgevano, così a rate pagammo l’assicurazione. Passarono gli anni ma noi continuavamo a vivere al limite, cercai di ricambiare con delle foto, anche se Alberto non mi ha mai chiesto nulla, ma mi sentivo in imbarazzo tanto che il giorno che gli ricordai che gli dovevo dei soldi disse che non rammentava e comunque le mie immagini lo stavano ripagando abbondantemente. 
Siamo sempre stati ricchi di amici.

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