Quando scattai queste foto stavamo facendo una passeggiata nella zona vicino ad Erba (Como). Eravamo usciti così senza una meta e senza pensare troppo all'idea di fare delle foto, però volevo provare il mio nuovo obbiettivo, un 20 millimetri della Nikon (che purtroppo l’anno scorso mi hanno rubato negli uffici del comune di Pietrasanta). Si cazzeggiava pensando alla possibilità di acquistare un luogo dove poter lavorare tutti insieme. Se non sbaglio mangiammo in un ristorante che aveva da poco aperto Arlati, amico di Lucio e Giulio Rapetti (Mogol). Ero da poco tornato da Londra e Lucio con Colombini e Giulio avevano aperto una nuova Etichetta la “Numero Uno”. Per me era come stare in famiglia, era come fotografare i propri famigliari, quando insistendo ti chiedono di ritrarli. Il lavoro che portavamo avanti non aveva nessun vincolo ne di tempi ne di spazi, la cosa che più divertiva Lucio era essere svincolato da situazioni ufficiali o appuntamenti specifici, si scattava quando capitava, come potrebbe essere oggi con l’uso del telefonino documentando i momenti più divertenti senza scopi. In fondo era la strada che cercavo una fotografia graffiante frutto della casualità, e del colpo d’occhio. La medesima cosa feci anche in studio cercando la spontaneità la semplicità mai la banalità.
sabato 28 giugno 2014
Ritratti - Lucio Battisti
Quando scattai queste foto stavamo facendo una passeggiata nella zona vicino ad Erba (Como). Eravamo usciti così senza una meta e senza pensare troppo all'idea di fare delle foto, però volevo provare il mio nuovo obbiettivo, un 20 millimetri della Nikon (che purtroppo l’anno scorso mi hanno rubato negli uffici del comune di Pietrasanta). Si cazzeggiava pensando alla possibilità di acquistare un luogo dove poter lavorare tutti insieme. Se non sbaglio mangiammo in un ristorante che aveva da poco aperto Arlati, amico di Lucio e Giulio Rapetti (Mogol). Ero da poco tornato da Londra e Lucio con Colombini e Giulio avevano aperto una nuova Etichetta la “Numero Uno”. Per me era come stare in famiglia, era come fotografare i propri famigliari, quando insistendo ti chiedono di ritrarli. Il lavoro che portavamo avanti non aveva nessun vincolo ne di tempi ne di spazi, la cosa che più divertiva Lucio era essere svincolato da situazioni ufficiali o appuntamenti specifici, si scattava quando capitava, come potrebbe essere oggi con l’uso del telefonino documentando i momenti più divertenti senza scopi. In fondo era la strada che cercavo una fotografia graffiante frutto della casualità, e del colpo d’occhio. La medesima cosa feci anche in studio cercando la spontaneità la semplicità mai la banalità.
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Salve signor Monti, posseggo il suo libro con gli scatti che ha fatto a Lucio e devo dire che è sempre bellissimo sfogliarlo e risfogliarlo...grazie!
RispondiEliminala ringrazio per l'attenzione
EliminaAnch'io posseggo questo bellissimo libro-raccolta che gentilmente mi hai autografato in occasione della presentazione del libro stesso. Lo sfoglio spesso e mi soffermo a lungo su ogni fotografia che ogni volta mi rivela un dettaglio nuovo che la volta prima non avevo colto. È un opera straordinaria che mi permette di leggere della vita di Lucio senza bisogno delle parole. Grazie
RispondiEliminaIn effetti spesso le parole non servono a mostrare l'anima della gente, gli occhi lo sono
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaE spesso è difficilissimo trovare le parole adatte per parlare di animo. Io volevo approfittare della tua disponibilità (scusa il "tu" ma mi riesce difficile dare del " lei" a un amico di Lucio) per chiederti: tu che l'hai conosciuto veramente nel profondo, che attraverso i tuoi scatti hai potuto catturare (non a caso lo scatto di una foto si dice cattura) il suo intimo, c'è una cosa, un particolare, anche un dettaglio piccolo che nessuno, neanche i più intimi sono riusciti a conoscere, mentre tu, attraverso il tuo obbiettivo, hai invece scovato o pensi di avere scovato? Ti chiedo ciò perché sono stufa di leggere e sentire le solite cose trite e ritrite che tutti ( assurgendo al ruolo di amici intimi di Lucio e unici depositari di verità esclusive) raccontano, da ormai troppo tempo. Ti ringrazio di cuore
EliminaMI chiedi una cosa a cui è difficile rispondere, primo è passata una vita intera secondo non sai mai davvero ciò che aleggia nei cuori degli uomini. Non voglio eludere la domanda ma ho voluto chiarire che le mie sono reminiscenze intuitive. Era un uomo pieno di contrasti come tutti noi, un'infanzia fatta di solitudine, di incomprensioni, ma questo credo che sia il tema che appartiene a molti di quella generazione. Una passione profonda per la sua musica e una certa difficoltà nel rapportarsi agli altri, per cui un umore variopinto, luci ed ombre con le quali si doveva confrontare ne facevano un uomo a volte scontroso altre un compagnone straordinario. L'unica cosa che però posso affermare a giudizio di molti ( mia madre, mio padre e mio fratello) che caratterialmente eravamo molto simili. Lui però per un fatto generazionale era amico di mio fratello, e non sempre apprezzavo i suoi consigli o commenti, ma come si sà chi s'assomiglia non sempre si piglia. Spero di averti dato le informazioni che mi chiedevi e forse dico forse sarebbe bello solo ascoltare la sua musica e lasciare perdere la sua vita.
EliminaHai perfettamente ragione, solo attraverso la sua musica, si può riuscire a capire qualcosa dell'uomo Battisti e molto dell'artista. Ti ringrazio di vero cuore per la tua risposta che mi ha consegnato qualcosa di più della semplice soddisfazione alla domanda: il piacere di averti parlato. Grazie
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