Era una forza della natura, spesso incontrollata e incontrollabile così che anche la sua voce pur volendo uscire con tutta l’energia possibile a volte si intasava gonfiandogli il collo taurino. Ma aveva il cuore e l’innocenza di un bambino, a volte mi sono chiesto se quel suo agitarsi quel suo gridare non nascondesse tutta la tenerezza che aveva. La sua era la voce che più amava Battisti, una voce potente e scomposta. Ricordo che uno dei pochi concerti a cui assistetti assieme a Lucio, Vanda e Maria Grazia, la moglie di Battisti, fu quello di James Brown al palazzo dello sport dentro la Fiera di Milano, doveva essere il 73 perché non era ancora nata Alice. Lucio che durante un altro concerto, così racconta mio fratello, aveva avuto il coraggio di andare sotto il palco di Carlos Santana per gridargli sei una pippa, di fronte al sound e alla voce di James Brown si alzò dalla sedia e cosa inaudita, si mise a ballare facendosi prendere dal ritmo.
Quando progettai questa immagine, avevo da poco visto un film strepitoso di Peter Brook "Il signore delle mosche" dove si teorizzava come l’indole umana possa di fronte a circostanze imprevedibili, riportare l’uomo al suo primordiale, alle sue paure ai suoi credi ancestrali perché per quanto la cultura, l’educazione cerchi di mascherare ciò che siamo, nella profondità del nostro essere riemerge l’uomo primitivo e Adriano con il suo entusiasmo la sua forza incarnava perfettamente l’uomo iniziale privo di infrastrutture.
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