sabato 7 gennaio 2012

I Dik Dik - Vendo casa



Pietruccio, mio fratello, con Lallo e Pepe, suoi amici d’infanzia, sono i fondatori e i componenti storici dei Dik Dik. All’inizio si chiamavano The Dreamers poi con la cantante Mirian Del Mare nota per una piccola partecipazione al festival di San Remo cambiarono il nome in Gli Squali per arrivare con il contratto alla Ricordi al nome i Dik Dik. Non avevo mai preso in considerazione il fatto di lavorare nel mondo dell’immagine fu a causa di un susseguirsi di strane combinazioni che mi portarono a scoprire un certo interesse, non tanto ed esclusivamente per la fotografia, non mi sono mai ritenuto un fotografo vero, ma ad un certo punto della mia vita mi era uscita la necessità di raccontare quello che provavo, quello che vedevo, utilizzando di volta in volta il mezzo che in quel momento trovavo più idoneo, la macchina fotografica, o la cinepresa o la penna. Per questo finito il militare decisi di prendermi un anno sabatico durante il quale cercai di capire meglio che cosa sarebbe stato di me. Andai a Londra e fui preso dal vortice di quella città dove stava nascendo un modo nuovo di vivere di agire di pensare. La fortuna, la sorte il destino volle che un giorno seduto su una panchina in un parco vicino a dove avevo preso assieme ad altri tre ragazzi una stanza,, mi si sedette a fianco un signore, accanto avevo la Nikon che mio fratello mi aveva prestato, montato aveva un grandangolo molto spinto, l’uomo avrà avuto una quarantina d’anni, mi chiese notizie di quel obiettivo voleva acquistarlo, ma lo trovava caro, era un fotografo polacco che si era trasferito a Londra per lavorare. Diventammo amici, mi presentò Romano Cagnoni un fotografo molto importante nel mondo del reportage, doveva stampare una serie di immagini che facevano parte del suo archivio per cui lavorai con lui per un po’ di tempo, poi incontrai Sam Haskey fino ad arrivare a Ragazzini un italo romano inglese che si era specializzato in copertine di dischi, e così iniziò. Tornato da Londra, i Dik Dik mi chiesero di fare una prima copertina, credo che fosse "Ninna nanna" ma non ne sono certo. Qualche tempo dopo è stata "Vendo casa". Fu la prima nella quale partecipò Vanda è lei che si vede sullo sfondo saltare nella pozzanghera e suo è il cartello con la scritta. Cercammo una casa diroccata per rappresentare meglio il senso di disagio, la trovammo in una zona periferica di Milano. Era una struttura di fronte al "Rosetum" un teatro famoso perché molti artisti diventati celebri come Modugno, lì avevano mosso i loro primi passi. Apparteneva ad un convento di francescani che ogni mezzo giorno aprivano le cucine a tutti coloro che erano in difficoltà.
Per ragioni semplicistiche si usava mettere il viso dell’artista sulla copertina, dare forza al culto della personalità al divismo a discapito della qualità del prodotto. Per uscire dallo stereotipo divistico, la ricerca che stavo portando avanti voleva raccontare, suggerire, evocare, il contenuto del disco, creare un’immagine che colpisca la fantasia dell’acquirente, incuriosendolo. L’uso del bianco e nero, sopperiva alla mancanza della tridimensionalità di una foto con la terza dimensione "l’anima".

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