In proposito a quello che ho scritto ieri “ Io sono un dislessico “ volevo fare ulteriori riflessioni. Non si può colpevolizzare nessuno, lontano da me un pensiero simile. Gli insegnanti non conoscevano minimamente una malattia del genere e considerato il fatto che le classi contavano non meno di quaranta persone non era possibile che potessero seguire tutti, succedeva così che quelli che non ce la facevano venivano lasciati indietro. Nell’Italia del dopoguerra non era necessario che tutti fossero ingegneri o dottori, c’era bisogno anche di idraulici ed elettricisti. I genitori stessi non avevano nessuna preparazione, avevano perso autorità e non erano in grado di comprendere il loro compito. I sentimenti venivano celati in imbarazzi per cui svolgevano il loro compito come se fossero degli istitutori, spaventati da qualsiasi coinvolgimento sentimentale. Spesso riversavano le loro aspettative deluse sui figli sperando in un qualche riscatto per cui quando succedeva che questi non erano in grado di competere, erano delusi affranti non tanto per i figli, ma per loro stessi. Era l’ignoranza, un’ignoranza di ruolo, un’ignoranza di affetti, ma non si può mettere alla gongna chi ha dato tutto quello che aveva. Quando penso a mia madre a mio padre oggi sono pieno di rimpianti, non ho mai accettato la loro impotenza, e penso a quanto dolore inespresso debbono aver provato difronte alla loro incapacità di crescere dei figli. Ma noi siamo cresciuti ugualmente, perchè il seme, il loro era forte e pur gettato tra gli arbusti, pur coperto da ombre oscure, ci siamo alzati ammaccati è vero, ma siamo ancora qui dritti e saldi a testimonianza del loro passaggio.
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