Mi sono chiesto ultimamente se l'uomo ha più bisogno del silenzio o del fruscio della vita? Sto parlando sempre di misure possibili, ne del silenzio assoluto ne del fragore assordante. Il silenzio denota riflessione analisi assoluta dei tuoi ragionamenti, ma nel contempo nessun raffronto nessuna contropartita, nessuna possibilità di verificare se ciò che pensi sia accomunabile ad altri, una vita piegata su se stessa, però un'esistere senza confronti è senza conflittualità, isolata e serena. Ma non siamo nati per vivere isolati, sarebbe una distorsione, apparteniamo ad un branco che si muove e agisce in collettività, una strana collettività, dove resiste l'individualità nonostante il gruppo. Il difficile allora è l'equilibrio, un equilibrio che a volte ci appare punitivo, perché ci costringe a rinunciare a qualcosa di noi, ci costringe a dare spazio alle esigenze che ci circondano, ma d'altra parte non possiamo rifiutarci visto che la nostra indole ci porta a stare assieme. Così è la democrazia, qualcosa che subiamo ma che non possiamo rifiutare, in una continua fluttuazione tra benessere e malessere.
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