Ultimamente vedo postate su facebook, immagini di posti magnifici e sperduti, di viaggi fantastici e straordinari per conoscere popoli ed esperienze diverse dalle nostre. Il punto è che mi chiedo se questo andare corrisponda anche in quello più semplice di viaggio dentro di sè. Sia ben chiaro non è una domanda subdola, è un dubbio che ho. Penso che molti maestri, anche se conosco poco e so altrettanto poco, il viaggio per la conoscenza, lo intendano in modo differente. Ma probabilmente lo scoprire realtà differenti serva più a soddisfare la curiosità, la voglia di sfuggire alla noia, la voglia di esistere più a lungo possibile. Ma certo sono solo congetture visto che per quanto mi riguarda non vado oltre il circondario di Pietrasanta. Eppure a volte mi chiedo se le grandi domande non siano dentro di noi se non sono per niente influenzate dal posto dalla gente che ti circonda. Capisco che poter riflettere stando davanti ad un panorama struggente tra popoli che hanno cuori leggeri sia più semplice, forse raggiungi la tua essenza più velocemente, ma la procedura è la medesima stando alla finestra di casa con davanti il palazzo di fronte tra il caos e l'andirivieni del traffico cittadino. Voglio dire che la conoscenza si può raggiungere nel centro di Palermo come non si può vedere sull'Everest. Sta invece nella forza della domanda, nella coerenza di una vita protesa a capire se stessi e gli altri, sta nell'accettarsi, evitando di giudicare ciò che non si conosce e anche ciò che si conosce, sta nell'umiltà del silenzio, perché per poter capire non è sufficiente una sola vita e capire è conoscere.
Nessun commento:
Posta un commento